Sei anni fa ho realizzato il documentario “Lungo il confine. Storie di lavoro e di impegno giovanile tra città e campagna” che racconta il lavoro attraverso gli occhi di giovani imprenditori che si sono buttati nel difficile mestiere della libera professione. Il documentario raccoglie storie diverse, tutte con un denominatore comune, la provenienza dei protagonisti dalle periferie di Milano, ed è un lavoro collettivo promosso dalle Acli a cui ho partecipato nel 2011.

Il nostro Paese purtroppo troppo spesso schiaccia i lavoratori autonomi poiché non fornisce loro nessuna assistenza, nessuna tutela, li soffoca con una tassazione prossima al 50%, non ne tutela i diritti, la malattia, le ferie né la maternità, non contempla per loro nessun ammortizzatore sociale.

Nonostante ciò c’è chi ci ha provato. Nel documentario ci sono le storie di Nicoletta, che ha aperto un’impresa ed è diventata una stilista che gioca con le forme; di Davide, che ha realizzato la cooperativa Nostrale che metteva in contatto i produttori della cerchia milanese con la domanda di cibo a km 0; di Pietro che voleva comprarsi la licenza per fare il tassista e, per farlo, esercitava abusivamente questo mestiere, e che purtroppo è morto a causa di un’incidente durante il lavoro. E poi ci sono le associazioni: c’è la storia dello Spazio Baluardo, che a Quarto Oggiaro offre un punto di incontro, di aiuto e di studio a giovani e adulti, italiani e stranieri grazie ai suoi volontari. C’è lo spazio Agorà, che ha trasformato piazzetta Capuana in un punto di riferimento per il quartiere. E come non intervistare Pino, il responsabile dell’associazione Quarto Oggiaro Vivibile, che fin dagli anni 70 ha dato uno spazio protetto durante il dopolavoro ad operai, emigranti e lavoratrici, e poi ai loro figli.

C’è la storia di tutto un quartiere, Quarto Oggiaro, che si porta dietro un’eredità ormai superata e che conta, dentro di sé, 36 associazioni che supportano i suoi abitanti in qualsiasi loro necessità.

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