Come educare i figli piccoli a gestire e superare il conflitto? Lettera aperta di una mamma alle prime armi.
Piccola postilla: questa lettera è stata inviata a Uppa, il bimestrale specializzato nei temi della genitorialità e dell’infanzia scritto dai pediatri e da altri specialisti che si occupano di bambini. Abbiamo ricevuto una bella risposta che verrà pubblicata anche su uno dei prossimi numeri del giornale, e che quindi al momento non vogliamo diffondere per garantire loro l’esclusiva. Vi terremo aggiornati!
Sono mamma di Gaia, splendida bimba di 16 mesi, e ogni giorno da lei imparo qualcosa su come esserlo. Ora che i bisogni di mia figlia si stanno moltiplicando e diversificando, ora che quelli per garantirle la sopravvivenza diventano routine e lasciano spazio ad àmbiti più profondi come l’educazione alla disciplina, alle relazioni sociali, alle emozioni, mi trovo spaesata e confusa.
Spaesata perché guardo mia figlia provare emozioni, interagire con i suoi pari, comunicarmi i suoi desideri e a volte non so come reagire ad un suo “capriccio”, come “educarla emotivamente” ad un comportamento prepotente da parte di un compagno o di un’amichetta, a gestire le sue emozioni e frustrazioni…
Confusa perché oggi la pedagogia mette in discussione il modello educativo dei nostri genitori, quello più facile da seguire che già conosciamo, e ci porta a fare scelte genitoriali diverse, ma diverse in un senso per me “confuso”, poiché sono tante le teorie che in questi due anni ho letto nei molti libri di puericultura comprati o presi a prestito in biblioteca e non so quale seguire, quale fare mia.
Così mi sento insicura e passo questa mia confusione a mia figlia, comportandomi in modo non coerente, oppure assistendo silenziosa alla sua interazione con gli altri bimbi senza essere capace di darle gli strumenti per difendersi o gestire dei conflitti.
Faccio un esempio pratico. Un pomeriggio ci siamo trovate a giocare con un’amichetta. Ognuna delle bimbe aveva dei giochi suoi, messi a terra insieme. Quando Gaia toccava un suo gioco, l’altra bimba non solo glielo toglieva di mano, ma lo dava alla madre affinché nessuna delle due potesse giocarci! E poi faceva lo stesso con i giochi di Gaia. Glieli toglieva dalle mani e li usava lei.
Io mi sono confrontata con una bravissima ostetrica che mi ha sempre detto che i genitori non dovrebbero intervenire nel gioco dei bambini, perché mettono regole da adulti e invece bisogna lasciare i bambini gestire da soli le situazioni. Qui però ci troviamo di fronte a due cose: spesso l’altro genitore invece interviene (direi quasi sempre), e lo fa magari distraendo il figlio dal gioco conteso (quindi senza dare la possibilità ad entrambi i bambini di trovare una soluzione a quel conflitto), o portando via il proprio figlio (prendendolo in braccio), o peggio ancora dicendo “ma quello è un gioco di Gaia, usa i tuoi”, quindi ribadendo (a mio avviso) il possesso e l’egoismo.
A partire da questo episodio mi sono interrogata se fosse stato o meno il caso di intervenire e aiutare le bimbe a gestire il conflitto. Ho deciso che la prossima volta che si presenterà una situazione simile interverrò dicendo ai bimbi presenti, e ai loro genitori, che quando si gioca insieme in quel momento i giochi diventano di tutti, e quindi chi ce l’ha in quel momento ha diritto di usarlo e non bisogna portarglielo via, e poi lo condividerà, e soprattutto dirò che giocare insieme è molto più divertente che sottrarre i giochi affinché l’altro non possa giocare e, di fatto, nessuno dei due possa divertirsi.
E’ un approccio giusto? È così che si diventa allenatori emotivi? E soprattutto come ci si relaziona con genitori che reagiscono in modo completamente diverso dal mio? Sono davvero confusa, e combatto tra il lasciare da sola mia figlia a gestire i conflitti – e la paura che questo la lasci nell’insicurezza perchè è ancora troppo piccola per trovare le risorse dentro di sé – e aiutarla con degli strumenti a instaurare relazioni equilibrate che non la penalizzino.